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Per prima cosa, spieghiamo ai bambini in modo semplice che cosa sta succedendo parlando con loro e rendendoli partecipi di questa situazione, dando loro le corrette informazioni e soprattutto usando un linguaggio che possano comprendere. Per aiutarci in questo compito ci sono molti strumenti a disposizione come la Guida Galattica al coronavirus redatta da Explora, il Museo dei bambini di Roma; oppure il racconto illustrato Storia di un coronavirus scaricabile in pdf sul sito del Policlinico di Milano. C’è anche una versione in simboli, da leggere e mostrare a minori con disabilità o disturbi del neurosviluppo.
Non dimentichiamoci che i fanciulli si adattano più facilmente degli adulti a qualsiasi situazione e cambiamento perché si fidano e si affidano in modo del tutto naturale a noi grandi. Spetta quindi a noi mostrarci calmi e rassicuranti, pur non nascondendo la situazione. Faccio mie le parole dell’autorevole psicologo dell’età evolutiva Fabio Celi: “Se non ci autoregoliamo noi adulti, è impensabile di poterlo fare sugli altri. Un genitore che ha paura, deve saperla gestire. Dire che non si ha paura, se invece la si ha, è sbagliato. Occorre far vedere che ci si difende dalla paura, con buon senso. I bambini imparano per modellamento, per imitazione: vedere due genitori che, seppur impauriti, non mostrano angoscia è fondamentale. I genitori si devono prima di tutto auto-tranquillizzare”.
Come fare? Innanzitutto riconosciamo le emozioni dentro di noi e poi nel bambino/ragazzo. Non bisogna negare di avere paura. Magari si può modificare il termine: ad esempio si può dire “sono preoccupato”, ma non dovremmo dire che non c'è niente di cui spaventarsi, perché questo non è vero. Questo è un inganno e con le emozioni, come con i bambini, gli inganni durano poco. Più neghiamo le emozioni e le reprimiamo, più queste usciranno, prima o poi, in modo preponderante con rischio di non riuscire a gestirle.
Consideriamo e comunichiamo ai piccoli che la paura può essere utile: ci serve per metterci in allerta di fronte ai pericoli e per proteggerci e cercare soluzioni. Ad esempio lavarci le mani, indossare la mascherina, tenersi a distanza dagli altri o non andare a scuola per un certo periodo sono da considerarsi strumenti per affrontare la situazione e non un'occasione di paura incontrollata.
In questo periodo in cui è necessario rimanere tutti a casa, le dinamiche e gli equilibri famigliari, di fatto, ne risentono, proviamo a capire allora come gestire al meglio, a livello pratico, questa situazione.
Come per gli adulti, anche per i bambini è importante mantenere una routine, che in questa occasione può diventare più elastica, ma non bisogna comportarsi come se fosse una vacanza: alcune cose devono rimanere costanti perché troppi cambiamenti spaventano, ma soprattutto perché le abitudini e la normalità danno sicurezza. Infatti sapere cosa si farà dopo o il giorno successivo ci dà regolarità e la costanza ci fa sentire più sicuri e protetti. Organizziamo quindi nuove abitudini: è infatti importante non trasformare il tempo dell’isolamento in un tempo indefinito e disordinato. Diamoci un ritmo, scandiamo le giornate con tempistiche e appuntamenti da rispettare, come ad esempio mantenere regolari l’orario del pranzo e della cena. L'ideale sarebbe stilare una sorta di planning/tabella, magari da realizzare graficamente insieme ai nostri figli (per i più piccoli utilizziamo i disegni) e apporla in una zona centrale della casa (vedi immagine sotto).
Allora ci si può alzare anche un'ora più tardi rispetto al solito (tanto non abbiamo il tragitto casa-scuola da percorrere) e durante la mattinata si studia e/o si fanno i compiti e poi si gestisce il resto del tempo anche con dei momenti di gioco o attività da fare insieme o anche singolarmente. Nella gestione del tempo giornaliero si possono includere anche attività pratiche domestiche come cucinare apparecchiare/sparecchiare, sistemare i giochi e le camere, fare le pulizie etc. È utile anche dare degli orari in cui i bambini possano usare tablet e computer e giocare ai videogiochi.
Per mantenere una regolare scansione del tempo è bene differenziare i vari giorni della settimana. In particolare distinguiamo con diverse attività il sabato e la domenica dal resto della settimana: possiamo giocare insieme e rispolverare i tradizionali giochi da tavola, scegliere in accordo di guardare un film e poi magari commentarlo insieme. Tra le attività da inserire del “programma” non dimentichiamoci l’attività fisica, in quanto è fondamentale per stare bene anche psicologicamente e ha una potente funzione antidepressiva. E’ una delle cose più difficili da fare, soprattutto per chi vive in una casa piccola e non ha un giardino o un terrazzo, ma tra ciò che si può fare c’è ballare, attività che aiuta a scaricare la tensione divertendosi. Per finire, anche se non potete uscire, affacciatevi all’aria aperta più volte durante la giornata, che sia al balcone o anche solo aprendo le finestre.
I genitori che sono entrambi a casa e possono occuparsi dei figli, potrebbero decidere chi si occupa dei bimbi al mattino e chi al pomeriggio e stabilire dei momenti di solitudine nella convivenza forzata, permettendo a ciascuno a turno di avere per un tot di tempo il monopolio della tv, del bagno, della cucina.
Sia per i genitori, sia per i figli, è bene mantenere attiva la socialità tramite le videochiamate oppure i messaggi vocali. È un modo per sentirsi meno soli, meno estraniati e per cercare di mantenere la normalità. Per i bambini più piccoli potreste farli parlare in videochat con i nonni, parenti e con i loro amici, anche attraverso le chat di gruppo. Permettete anche ai vostri figli adolescenti di avere del tempo per parlare e chattare con gli amici, senza che nessuno li disturbi. Per i giovani accettare l’isolamento forzato è particolarmente difficile perché hanno bisogno dei contatti con i loro amici e stanno già vivendo una fase di ribellione e criticità verso i genitori. L’organizzazione secondo un planning potrebbe risultare quindi efficace anche per i figli più grandi, che vedono riconosciuto il loro bisogno di privacy.
Concludo riprendendo una frase dello psicologo Fabio Celi che può aiutarci nel nostro compito di genitori:
“Al di là dei consigli più pratici è fondamentale accettare momenti ed emozioni negativi, vederli, viverli, accettarli per poi provare efficacemente a fare diversamente. Inutile ripetersi che è impossibile resistere tra capricci, litigi, occasionali urla, mal sopportazione generale. Non c’è alternativa, bisogna resistere, bisogna muoversi con intelligente elasticità. Che poi è ciò che sarebbe sempre auspicabile riuscire a fare, con i bambini, come in ogni altro ambito delle nostre vite”.